Per la cura dell’artrosi non sempre la chirurgia è necessaria. Nelle fasi iniziali della malattia infatti, diverse sono le strategie di trattamento di tipo conservativo efficaci nel combattere la sintomatologia e nel rallentare i processi degenerativi della cartilagine articolare. Oltre ai farmaci antinfiammatori e alla fisioterapia, le infiltrazioni di cellule mesenchimali ricavate dal grasso corporeo rappresentano uno dei trattamenti più efficaci e duraturi nel tempo. Ecco di cosa si tratta.
Il tessuto adiposo
Il tessuto adiposo, quello che comunemente chiamiamo “grasso”, è una tipologia di tessuto connettivo formata da cellule dette adipociti che sintetizza, accumula e cede lipidi. Le funzioni principali del tessuto adiposo sono tre:
- Meccanica: occupa gli interstizi e riveste nervi, vasi e muscoli.
- Termoisolante: non essendo conduttore di calore impedisce la dispersione del calore generato dall’organismo.
- Di riserva: in caso di necessità, i lipidi possono essere convertiti in glucosio.
Al contrario di quanto comunemente si creda, l’adipe non è una massa inerte, ma possiede importanti funzioni endocrine e metaboliche. Negli ultimi anni numerose ricerche hanno evidenziato come il grasso corporeo, in maniera particolare quello addominale, sia ricchissimo di cellule mesenchimali staminali, cellule immature e indifferenziate dalle enormi potenzialità in ambito medico. In ortopedia, utilizziamo con sempre maggior frequenza queste cellule, estratte dal grasso dell’addome o delle cosce, come trattamento dell’artrosi di grado lieve e moderato.
Come agiscono le cellule mesenchimali sulle articolazioni?
Le cellule mesenchimali staminali possiedono un alto potere antinfiammatorio e immunomodulatore che può essere sfruttato efficacemente nella cura dell’artrosi. Ma non finisce qui: com’è noto, le staminali sono cellule indifferenziate e sono in grado di evolvere in diverse tipologie di cellule a seconda di dove si trovano. Sebbene non esista ancora una dimostrazione scientifica certa, alcune ricerche hanno dato indicazioni incoraggianti riguardo alla capacità delle mesenchimali staminali di “trasformarsi” in cellule cartilaginee rallentando o addirittura invertendo il processo degenerativo.
Ad oggi utilizziamo questo trattamento per il suo effetto antidolorifico e antinfiammatorio e riponiamo grande fiducia nella Ricerca perché con tutta probabilità esiste un potenziale di questo trattamento ancora tutto da scoprire.
La procedura infiltrativa
Come tutti i trattamenti di Medicina Rigenerativa, anche le infiltrazioni di cellule mesenchimali sono un trattamento di tipo autologo, in cui il paziente è contemporaneamente donatore e ricevente. Si tratta di un intervento scarsamente invasivo che si può svolgere in regime di chirurgia ambulatoriale senza necessità di degenza.
I passaggi sono semplici: prima si esegue una liposuzione durante la quale, tramite una cannula, si estrae una piccola quantità di grasso dall’addome (o dalla coscia). In seguito il grasso prelevato si trasferisce in un apposito dispositivo che separa meccanicamente le cellule mesenchimali dal materiale di scarto. Infine, il prodotto ottenuto si infiltra direttamente all’interno dell’articolazione (ad esempio di anca, ginocchio o spalla) dove andrà a svolgere la sua funzione. L’intervento raggiunge la sua piena efficacia dopo alcune settimane e l’effetto può durare anche molti mesi, trascorsi i quali la procedura può essere ripetuta nuovamente.
Indicazioni
Le infiltrazioni con cellule mesenchimali staminali sono indicate in tutti i casi di artrosi di grado lieve e moderato quando non è ancora necessario il ricorso alla chirurgia protesica e si sono dimostrate efficaci anche nei casi delle patologie dei tendini o per il recupero dei traumi muscolari negli sportivi. Inoltre, dopo gli interventi di chirurgia ortopedica, possono essere utili a ridurre il dolore post-operatorio e ad accelerare i tempi di recupero.
Le controindicazioni sono molto limitate tant’è che il trattamento può essere effettuato anche su pazienti con patologie renali o cardiache per i quali l’impianto di protesi non è indicato. Per quanto riguarda l’artrosi nei pazienti sportivi occorre fare una valutazione caso per caso: in alcune situazioni, le alte richieste funzionali di questo tipo di pazienti, potrebbero non trarre i benefici sperati dal trattamento.