La chirurgia protesica del ginocchio, come ogni altro tipo di chirurgia maggiore, presenta rischi che vengono sempre descritti nel dettaglio al paziente prima dell’intervento. I fattori di rischio in alcuni casi sono associati ad abitudini, stili di vita e situazione clinica del paziente e per questo si possono, entro certi limiti, prevenire.
«L’intervento di impianto di protesi al ginocchio – spiega il dottor Andrea Vicario, ortopedico -. consiste nella sostituzione, totale o parziale, dei compartimenti del ginocchio usurati e degenerati a causa dell’artrosi. Le protesi attualmente disponibili hanno una durata di circa 15 anni, e in molti casi, trascorso quel tempo, sarà necessaria la sostituzione dell’impianto. Solo in casi molto rari, come per esempio le infezioni del sito chirurgico (2% dei casi) o usura della protesi, è necessario intervenire nuovamente e sostituire l’impianto con una nuova protesi. Infezioni e trombosi, per esempio, sono alcune delle complicanze che, anche se rare, oggi si possono prevenire modificando lo stile di vita del paziente – prosegue il dottor Andrea Vicario -. Ai miei pazienti, infatti, consiglio di ridurre o smettere di fumare, perdere peso o fare fisioterapia e rinforzo muscolare prima dell’intervento, per esempio, perchè come descritto in letteratura, è più alto il rischio di complicanze in pazienti fumatori, obesi, ma anche diabetici, in coloro che sono in terapia cortisonica cronica o in coloro che presentano un’insufficienza venosa degli arti inferiori. In ogni caso, durante la degenza, tutti i pazienti seguono protocolli di prevenzione per la trombosi venosa profonda e le infezioni che prevedono calze elastiche, farmaci anticoagulanti come l’eparina, esercizi per le gambe per aumentare la circolazione, e profilassi antibiotica».
Intervento di protesi al ginocchio: ecco alcune tra le rare complicanze
- Infezioni. Possono accadere immediatamente dopo l’intervento, ma anche a distanza di anni. Le infezioni localizzate nella sede della ferita sono trattate con antibiotici mentre quelle gravi o profonde possono richiedere ulteriori interventi chirurgici fino ad arrivare alla rimozione della protesi
- Coaguli di sangue (trombi). I protocolli di prevenzione prevedono calze elastiche, farmaci anticoagulanti come l’eparina ed esercizi per le gambe per aumentare la circolazione
- Problemi all’impianto. Sebbene i materiali utilizzati per le protesi e le tecniche chirurgiche siano sempre più avanzati, è possibile che le superfici della protesi si deteriorino e le componenti si possano allentare e mobilizzare. E’ anche possibile che si sviluppino aderenze cicatriziali in grado di limitare la mobilità dell’articolazione soprattutto in quei pazienti che avevano una mobilità limitata già prima dell’intervento
- Dolore. Si tratta di una complicanza assai rara, ma alcuni pazienti continuano a provare dolore anche dopo l’intervento di impianto della protesi (si parla di protesi dolorosa), per cause, in molti casi, molto difficili da identificare
- Lesioni neurovascolari. Durante l’intervento è possibile che si verifichino lesioni ai nervi o ai vasi sanguigni. Anche questa eventualità è da considerarsi estremamente rara
- Allergia alle componenti metalliche. Gli impianti protesici sono costituiti da leghe metalliche. In alcuni rari casi, alcuni di questi elementi possono dar luogo a reazioni allergiche di diversi gradi di gravità.