I miglioramenti tecnologici degli ultimi anni riguardo ai materiali utilizzati per gli impianti, hanno reso gli interventi di revisione delle protesi sempre più sicuri e con risultati sempre più soddisfacenti per i pazienti. L’utilizzo di un metallo poroso come il tantalio contribuisce a minimizzare le problematiche post intervento e a rendere gli impianti sempre più longevi. Approfondiamo insieme.
Cosa si intende per revisione di una protesi?
Partiamo dall’inizio: le protesi non sono eterne. Tutti gli impianti hanno un’aspettativa di vita più o meno lunga che può dipendere da molti fattori come ad esempio i materiali utilizzati, il corretto posizionamento o anche eventuali problematiche di natura allergica o infettiva. Quando parliamo di revisione di protesi ci riferiamo a quell’intervento durante il quale l’impianto già presente nel corpo viene sostituito con uno nuovo.
Nella maggior parte dei casi la revisione si effettua perché la protesi ha raggiunto un’età e un grado di usura tali da causare una forte sintomatologia dolorosa e da non consentire più una funzionalità articolare soddisfacente. In casi più rari la revisione può rendersi necessaria a distanza di poco tempo dal primo intervento. I motivi possono essere molteplici:
- instabilità dell’impianto
- fratture
- infezioni
- allergie o ipersensibilità ai metalli.
Quando la revisione è necessaria?
Come abbiamo spiegato qui sopra, i motivi che suggeriscono l’intervento di revisione possono essere di diversa natura. In ogni caso, l’intervento di revisione è assolutamente necessario quando la sintomatologia dolorosa causata dal cosiddetto fallimento protesico non è più tollerabile e la protesi non garantisce più una buona funzionalità articolare e una qualità della vita soddisfacente.
L’importante è innanzitutto riconoscere i sintomi. I pazienti che hanno una protesi d’anca potrebbero avvertire un dolore all’inguine che si irradia nella parte anteriore della coscia fino al ginocchio; le persone con protesi al ginocchio invece, di norma avvertono dolore nella sede stessa della protesi, spesso abbinato a una sensazione di instabilità articolare.
Dopo una visita specialistica durante la quale il paziente riferirà i sintomi e si effettueranno i test necessari, il chirurgo prescriverà alcune indagini radiologiche. Oltre agli esami di radiologia tradizionale si possono prescrivere, a seconda dell’ipotesi diagnostica, altri esami specifici come ad esempio la tac. In caso di sospetta mobilizzazione asettica oltre alla tac viene prescritta una scintigrafia trifasica con tecnezio mentre, se si sospetta una mobilizzazione settica, una scintigrafia con i leucociti marcati.
Questi esami consentono di visualizzare alla perfezione lo stato dell’articolazione e, qualora necessario, di progettare una protesi personalizzata per l’eventuale intervento di revisione.
Materiali a confronto
Le protesi impiantate oggigiorno sono sempre più longeve ed esistono trattamenti conservativi davvero efficaci (come quelli di medicina rigenerativa di cui vi parlo qui) che consentono di ritardare nel tempo la necessità di un intervento di revisione.
Quando però la sostituzione della protesi non è più rinviabile, possiamo affidarci a materiali sempre più evoluti e adeguati a garantire i migliori risultati. Nel caso delle protesi d’anca ad esempio, si rende sempre più spesso necessaria la sostituzione delle vecchie protesi impiantate con la coppia metallo-metallo (in riferimento al materiale costituente la testa del femore e la coppa acetabolare). Abbiamo più volte verificato che questo accoppiamento di materiali causa la liberazione di ioni cobalto nel sangue che sono tossici e possono causare la formazione di pseudotumor (tessuto reattivo da metallosi) a livello dell’anca. Per diagnosticare questa problematica sono sufficienti dei semplici esami utili a monitorare i livelli di cobalto.
Per le protesi di revisione sempre più spesso si usa il tantalio, un metallo con una conformazione tale da risultare altamente biocompatibile e osteoinduttivo – ossia in grado di stimolare l’osteogenesi nel sito di innesto – poiché presenta un’elevata porosità pur essendo molto elastico. Queste caratteristiche conferiscono al tantalio una buona capacità di osteointegrazione e di fissazione biologica a lungo termine. Possiamo affermare in tutta tranquillità e senza paura di essere smentiti che con le protesi oggi a disposizione siamo in grado di affrontare qualsiasi problematica causata da una protesi non più funzionante.
Le prospettive dopo l’intervento
Occorre essere onesti: l’intervento di revisione ha in genere un tasso di complicanze più elevato rispetto alla chirurgia primaria. Tuttavia, le tecniche chirurgiche sempre più raffinate e il miglioramento tecnologico dei materiali che abbiamo descritto sopra, ci consentono di sostenere che l’intervento di revisione è molto sicuro e garantisce risultati soddisfacenti sia per quanto riguarda l’eliminazione del dolore che per il recupero di una buona mobilità e funzionalità dell’articolazione.
Parlando invece di durata delle protesi di revisione possiamo affermare che la longevità dei secondi impianti è praticamente sovrapponibile a quella dei primi e si aggira intorno ai trent’anni per le protesi d’anca e ai venti/venticinque per quanto riguarda le protesi di ginocchio.