Protesi di spalla: quando è indicata?

La protesi di spalla è un intervento chirurgico sempre più diffuso, volto a ripristinare la funzionalità dell’articolazione della spalla compromessa da varie patologie o traumi. Questo tipo di intervento è indicato quando le strutture che compongono l’articolazione sono irrimediabilmente usurate e deformate, causando dolore e limitazione del movimento. 

Le tecniche e i materiali utilizzati per le protesi di spalla si sono evoluti significativamente negli ultimi decenni, migliorando i risultati clinici e la qualità di vita dei pazienti. Ma chi dovrebbe sottoporsi all’intervento di protesi alla spalla?

Indicazioni per l’intervento

La protesi di spalla è indicata in diverse condizioni patologiche. La più comune è l’artrosi gleno-omerale, che consiste nella perdita delle cartilagini articolari e nella formazione di escrescenze ossee chiamate osteofiti, portando alla deformazione delle superfici articolari e alla riduzione dello spazio articolare tra omero e scapola. 

Un’altra indicazione frequente è rappresentata dalle lesioni massicce della cuffia dei rotatori, in cui l’omero perde la centrazione con la glena, causando una condizione nota come artropatia eccentrica. Le malattie reumatiche, come l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica, sono ulteriori cause comuni di degenerazione articolare che possono richiedere l’impianto di una protesi di spalla.

La necrosi avascolare della testa omerale, in cui una porzione dell’osso non riceve più apporto sanguigno e va incontro a degenerazione, può anch’essa rendere necessario l’intervento di protesi. Tale condizione può essere favorita dall’uso prolungato di corticosteroidi o da altre patologie sistemiche.

Infine, alcune fratture complesse dell’omero prossimale che non possono essere riparate in modo soddisfacente con tecniche conservative possono richiedere l’impianto di una protesi immediata.

Tipologie di protesi di spalla

Esistono diverse tipologie di protesi di spalla, ognuna con indicazioni specifiche basate sul tipo e sull’entità del danno articolare.

  1. La protesi anatomica sostituisce sia la testa omerale sia la glenoide, cercando di replicare la normale anatomia della spalla. È indicata quando entrambe le superfici articolari sono danneggiate. La componente glenoidea è solitamente una coppa di materiale metallico o plastico, mentre la testa omerale è una sfera metallica collegata all’omero
  2. Con l’endoprotesi o emiartroplastica, viene sostituita solo la testa omerale. È indicata quando la superficie glenoidea è ancora in buone condizioni, come nel caso della necrosi avascolare o di alcune fratture dell’omero prossimale
  3. Le protesi di rivestimento e protesi emicefaliche sono meno invasive e mirano a conservare quanto più osso possibile. Sono utilizzate in pazienti più giovani con danni articolari limitati
  4. La protesi inversa di spalla è progettata per pazienti con lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori, questa protesi inverte la posizione delle componenti articolari, posizionando la componente emisferica sulla glena e quella cava sull’omero. Questo permette al muscolo deltoide di compensare la funzione della cuffia dei rotatori danneggiata. È particolarmente utile nei casi di artrosi gleno-omerale con lesioni massicce della cuffia o in seguito a fratture complesse dell’omero prossimale.

Esempi clinici: due pazienti che hanno subito interventi alla spalla

Tempo fa, ho trattato due pazienti, padre e figlio, per problemi diversi alla spalla che hanno richiesto soluzioni altrettanto diverse. 

Il padre, nato nel 1951, ha sofferto di grave artrosi gleno-omerale bilaterale. Dopo anni di dolore e limitazione funzionale, abbiamo optato per una protesi inversa alla spalla destra e una riparazione con ancora alla spalla sinistra. La protesi inversa è stata scelta per la spalla destra a causa della compromissione dei tendini della cuffia dei rotatori, mentre la spalla sinistra ha beneficiato di una riparazione più conservativa grazie alla minore entità del danno. Dopo l’intervento, il paziente ha sperimentato una significativa riduzione del dolore e un miglioramento nella mobilità, permettendogli di tornare a svolgere le attività quotidiane senza limitazioni.

Il figlio, nato nel 1981, ha subito un grave incidente che ha compromesso la spalla destra. A differenza del padre, il danno non ha interessato tutta l’articolazione, rendendo possibile una riparazione con ancoraggio piuttosto che l’impianto di una protesi totale. L’intervento ha comportato una riduzione del dolore immediata e un rapido ritorno alle attività quotidiane, grazie anche all’età più giovane e alla buona qualità dei tessuti.

La protesi di spalla rappresenta una soluzione efficace per numerose patologie degenerative e traumatiche dell’articolazione della spalla, ma è bene valutare attentamente il suo impiego. Esistono, come si evince dai casi dei miei pazienti, anche soluzioni conservative che non richiedono la completa sostituzione dell’articolazione.

La scelta del tipo di protesi e il momento dell’intervento devono essere accuratamente ponderati in base alle condizioni specifiche del paziente e all’entità del danno articolare. I progressi nelle tecniche chirurgiche e nei materiali protesici hanno migliorato significativamente i risultati clinici, permettendo ai pazienti di ottenere una riduzione del dolore e un miglioramento della funzionalità articolare, contribuendo a una migliore qualità della vita.

Procedura chirurgica e risultati

L’intervento di protesi di spalla viene eseguito mediante una piccola incisione nella regione anteriore o antero-superiore della spalla, dove la porzione danneggiata dell’omero viene rimossa e la cavità glenoidea preparata per accogliere le componenti della protesi. Questo intervento, che dura in media 90 minuti, si svolge in anestesia loco-regionale, talvolta associata a sedazione. 

Dopo l’operazione, al paziente viene applicata una medicazione e indossato un tutore di spalla; la mobilizzazione dell’articolazione inizia il giorno successivo con l’aiuto di un fisioterapista, e il tutore viene gradualmente rimosso entro un mese. La degenza ospedaliera dura circa 5 giorni, seguita da un programma di fisioterapia ambulatoriale o, in casi particolari, da un ricovero in un reparto di riabilitazione. Gli obiettivi principali dell’intervento di protesi di spalla sono l’eliminazione del dolore e il miglioramento della mobilità articolare. 

Nella maggior parte dei casi, si ottiene una significativa riduzione del dolore e un miglioramento funzionale che consente al paziente di svolgere attività quotidiane come toccare la testa, la bocca e la natica. I migliori risultati si ottengono generalmente nei casi di necrosi avascolare e artrosi, mentre i risultati sono meno prevedibili nei pazienti con esiti di fratture. 

Con una protesi di spalla, è fondamentale evitare attività gravose e rischiose che possano compromettere l’integrità dell’impianto. Le moderne protesi di spalla hanno una durata stimata di circa 10-20 anni, con il 90% dei pazienti che mantiene una buona funzionalità dopo 10 anni e l’80% dopo 20 anni. Tuttavia, l’usura delle componenti, in particolare quelle in polietilene, può essere accelerata da attività pesanti o eccessive. 


Pertanto, è essenziale che i pazienti seguano le raccomandazioni post-operatorie per garantire la longevità dell’impianto e mantenere una buona qualità della vita.