In caso di artrosi del ginocchio localizzata al solo comparto femoro-rotuleo, l’ideale è sostituire con la protesi solo la porzione ossea effettivamente danneggiata al fine di rendere l’intervento il meno possibile invasivo. Purtroppo però, pochissime aziende producono impianti così specifici e dunque gli interventi di questo tipo non sono molto comuni. Per sopperire a questa mancanza l’azienda svizzera Medacta ha prodotto di recente la protesi femoro-rotulea PFJ che ho avuto l’onore di essere il primo ortopedico in Europa a impiantare. Ecco qui di seguito la mia esperienza.
Quando l’artrosi è localizzata
L’artrosi del ginocchio (o gonartrosi) è una malattia che può colpire uno o più compartimenti articolari (mediale, laterale e femoro-rotuleo), ma, specie nelle fasi iniziali della patologia, non sempre tutti vengono colpiti dalla degenerazione. L’artrosi circoscritta a un solo comparto è una condizione comune soprattutto tra i giovani i quali di norma si recano dall’ortopedico ai primi segnali di dolore, consentendo interventi terapeutici anche molto precoci.
Qualora non siano più sufficienti i trattamenti conservativi come quelli – molto efficaci nelle fasi iniziali della malattia – di medicina rigenerativa, l’impianto di una protesi monocompartimentale è la soluzione ideale che consente di risparmiare dal taglio le porzioni ossee ancora sane. Si tratta di un intervento meno invasivo rispetto a quello di artroplastica totale e quindi preferibile specialmente per i pazienti di giovane età.
La protesi PFJ
Tra le protesi monocompartimentali, la femoro-rotulea è la meno impiantata perché l’artrosi localizzata in quell’unico comparto articolare è poco frequente. Questo fa sì che la maggior parte delle aziende non producano nemmeno quel tipo di impianto riducendo così le possibilità terapeutiche. L’azienda svizzera Medacta ha di recente prodotto delle protesi che vengono incontro a questa esigenza – le protesi PFJ – consentendoci di curare esclusivamente il comparto interessato e riducendo al minimo l’impatto dell’intervento chirurgico.
Prima dell’avvento di queste nuove protesi tale intervento era comunque possibile attraverso le cosiddette protesi custom made e cioè realizzate ad hoc per il singolo paziente previo lo studio TAC del ginocchio. Il vantaggio delle protesi PFJ risiede nel fatto che ora esiste uno strumentario che permette di adattare l’impianto ai diversi pazienti con numerose taglie disponibili, riducendo la complessità della preparazione preoperatoria e i costi.
L’intervento chirurgico presso la casa di cura I Cedri Habilita
Nel mese di Giugno 2022 ho avuto il piacere e l’onore di essere il primo chirurgo in Europa a impiantare, insieme al mio team, una protesi PFJ dopo i tre tentativi precedenti eseguiti negli Stati Uniti. L’intervento è avvenuto presso la casa di cura I Cedri Habilita di Fara Novarese (NO), presidio specializzato nella chirurgia protesica in ambito ortopedico. È stato emozionante essere il primo in Europa e uno dei primi chirurghi al mondo ad aver impiantato questa protesi. L’intervento chirurgico è stato facilitato perché i dispositivi a nostra disposizione sono confortevoli nell’utilizzo e offrono una grande flessibilità intraoperatoria. Ritengo che questa nuova protesi PFJ possa essere una scelta molto affidabile e conveniente, in particolare nei pazienti giovani con artrosi localizzata nella zona patello-femorale, che altrimenti andrebbero trattati con interventi più invasivi come quello di artroplastica totale.
Risultati e vantaggi dell’intervento
Come detto in precedenza, la protesi monocompartimentale è una valida alternativa alla protesi totale per i pazienti con artrosi isolata a un solo comparto articolare. I benefici sono numerosi:
- risparmio del tessuto osseo
- conservazione della propriocezione del ginocchio
- conservazione delle strutture anatomiche
- migliore mobilità articolare in termini di range of motion
- tempi di ricovero più brevi
- tempi di recupero più rapidi.
Per quanto riguarda l’intervento eseguito ai Cedri, i risultati ad oggi sono eccellenti. L’operazione è stata infatti un vero successo: al primo follow up a distanza di un mese dall’intervento la paziente ha recuperato la completa articolarità del ginocchio con totale scomparsa del dolore. Si tratta dunque di una soluzione che utilizzerò sicuramente anche in futuro nei pazienti per i quali la protesi femoro-rotulea si riterrà necessaria.